Il principio femminile e la teoria U -Arawana Hayashi

Marina Seghetti
8 min readMay 29, 2020

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Vista la crisi globale causata dalla pandemia del Coronavirus, e la necessità di nuove prospettive, ho tradotto, con suo permesso, l’articolo di Arawana Hayashi “Feminine Principal and Theory U”.

Il COVID-19 si sta diffondendo in tutto il mondo e sta creando grandi disagi a livello mondiale. Innumerevoli persone stanno soffrendo. Sono tempi che richiamano la saggezza e la compassione, così come la nostra capacità di tenere il dolore del mondo mentre affrontiamo le sfide personali.

E’ possibile puntare verso una prospettiva potenzialmente più ampia sulla crisi? Ciò può essere utile a rendere più leggera l’afflizione, il dolore, la paura nella catastrofe?

Si potrebbe pensare in un contesto più ampio: per gli ultimi due millenni, lo sviluppo dell’umanità è stato caratterizzato da quello che si può definire come un principio maschile mirato e orientato all’azione: conquista della terra e della natura. Idee sulla padronanza, lo sfruttamento e il controllo della natura e delle risorse naturali del nostro pianeta. Questo ha portato grandi progressi, ricchezze, benefici tecnologici all’umanità -o meglio, a parti dell’umanità. Bisogna anche dire che siamo giunti agli estremi: inventiamo, produciamo, consumiamo, viaggiamo, guidiamo, voliamo e ci muoviamo incessantemente per il mondo e per internet. Più veloce è, meglio è. E consumiamo combustibili fossili a un ritmo senza precedenti.
In questo momento, la grave crisi del COVID-19 sembra aver provocato, e forse ha reso necessario, un abbattimento globale e un rallentamento dei viaggi, dei movimenti, dell’industria. Una sorta di pausa involontaria: dal fare all’essere. Dal principio maschile verso il principio femminile. Un ritmo più lento, più naturale. Solidarietà, cura, vicinanza, senso e rispetto per tutto ciò che cresce e prospera.

Il principio femminile e la teoria U

Dal 2004 ho avuto il grande privilegio di lavorare con Otto Scharmer e i colleghi del Presencing Institute, imparando ad approfondire la mia capacità di operare cambiamenti nel mio lavoro usando la Teoria U come orientamento e aiutando gli altri a farlo nel proprio contesto. Insegno meditazione e embodiment in programmi del Presencing Institute, e applico la teoria alla co-creazione, con i colleghi, di una forma d’arte sociale chiamata Social Presencing Theater. Il mio background è nella danza e insegno meditazione nella comunità buddista di Shambhala.

Molte delle tradizioni sapienziali del mondo offrono punti di vista sul principio femminile. Io non sono una studiosa su questo argomento, e quindi traggo le mie riflessioni specificamente dagli insegnamenti di Chogyam Trungpa, Rinpoche, un maestro buddista tibetano che ha insegnato che tutte le persone possiedono la bontà di base e la saggezza fondamentale, e insieme possono creare “una società illuminata”. Trungpa Rinpoche ha insegnato sul principio femminile e il suo significato nella prospettiva di creare una buona società per tutte le persone.

Il principio femminile è un tema molto profondo, al cui riguardo difficilmente posso rendere giustizia. Ed è una guida completamente pratica nel nostro lavoro e nella vita di tutti i giorni. Non parlo di genere o di politica di genere. Anche se la questione della saggezza femminile è un argomento molto degno di nota, non è questo il punto centrale ora. L’essenza del principio femminile è lo spazio, vasto, spazio vasto. È un’indagine dello spazio aperto della mente e del cuore sia delle donne che degli uomini. E invita ognuno di noi a scoprire come possiamo manifestare più spazio e apertura nella nostra vita quotidiana.

C’è una tendenza, un’abitudine, per molti di noi di concentrare la nostra attenzione sui contenuti — sulle parole, sulle figure, sulle azioni. Il principio femminile ci invita a notare lo spazio o lo sfondo. Espande la nostra attenzione all’atmosfera o all’ambiente. Ci invita a notare lo spazio da cui nascono le espressioni. Forse sembra un po’ strano, ma in realtà è molto presente e presente nell’esperienza di tutti. Forse possiamo dire che è il senso invisibile o intangibile della nostra esperienza — non è facile parlarne, ma c’è comunque.

Il principio femminile ci invita ad avere una visione più ampia, a vedere l’intero quadro, a distenderci un po’.

What is Theory U?

La teoria U è tre cose. Primo, è un quadro che descrive un processo di cambiamento. Secondo, è un metodo per incidere sul cambiamento a livello personale, organizzativo, nelle comunità e a livello globale. E terzo, è una descrizione dei fenomeni nel mondo — ciò che accade naturalmente.

La teoria U è una risposta ai tempi in cui viviamo ed è un approccio per affrontare le questioni della complessità — clima, cibo, povertà, salute, instabilità finanziaria e istruzione. Essa affronta questioni che non possono essere risolte facendo leva solo su una versione aggiornata del passato. Questi problemi richiedono modi innovativi, freschi e più profondi di conoscere e di agire.

Se consideriamo la teoria come un processo di cambiamento, potrebbe essere visto in tre parti: il sensing, presencing (che combina il sensing con la presenza), e la realizzazione. La fase di sensing può essere suddivisa in primo luogo vedere chiaramente ciò che è presente e poi percepire ciò che viene osservato.

Letteralmente, siamo invitati a usare le nostre percezioni sensoriali piuttosto che affidarci alle informazioni del passato.

Ci viene chiesto di sospendere i nostri giudizi, le nostre opinioni, le nostre supposizioni e i nostri modelli mentali, e di usare i nostri occhi e le nostre orecchie e la sensazione del nostro corpo per percepire in qualsiasi contesto. Ci viene chiesto di convocare gruppi e di uscire e parlare con le persone — di prestare attenzione in modo imparziale, di entrare in empatia con coloro che intervistiamo, di guardare e ascoltare con piena attenzione durante i nostri viaggi di apprendimento. Ci viene chiesto di notare come si sente il nostro corpo e di includere queste informazioni come parte vitale del nostro processo di percezione.

Listen…

Uno degli strumenti principali per il sensing è l’ascolto. La pratica dell’ascolto e del dialogo è un’applicazione del principio femminile. Ascoltare è fare uno spazio. È tenere uno spazio aperto, imparziale e accogliente, in cui un’altra persona possa parlare. Il principio femminile è un senso di calore e di cordialità aperta, una cordialità incondizionata che entra nelle pause delle conversazioni e nei momenti di silenzio. È incondizionato perché non si basa su nulla in particolare. Non è causato dalle circostanze — perché sono stati gentili con me o perché voglio qualcosa da loro, sarò amichevole con loro. Senza un motivo particolare, solo perché siamo umani e apprezziamo la nostra vita, possiamo offrire uno spazio di ascolto amichevole ad altre persone.

Mentre ci sediamo in cerchio in gruppi di dialogo, siamo invitati ad ascoltare al centro dello spazio. La voce della saggezza collettiva emerge dallo spazio dell’insieme. Noi, come leader del cambiamento, siamo invitati a coltivare da questo luogo la capacità di intraprendere conversazioni. Trungpa Rinpoche ha chiamato questa pratica “intuizione spontanea”.

Presencing

Questo richiede attenzione ed essere presenti in ogni momento. Siamo radicati nel nostro corpo e nel presente. Da lì prestiamo attenzione a ciò che sta emergendo. Il modo in cui prestiamo attenzione influisce sul risultato. Ascoltare lo spazio e imparare dal futuro così come emerge è chiamato nella Teoria U, presencing. Dopo esserci immersi a fondo nel processo di sensing e di apprendimento, ci prendiamo il tempo di lasciar andare tutte le nostre conoscenze e le nostre esperienze. Piuttosto che passare direttamente alla risoluzione dei problemi o al brainstorming, ci prendiamo del tempo per ritirarci e riflettere. Questo può essere sia individualmente che collettivamente. Potrebbe essere una breve pausa su un periodo più lungo, ma è un momento di lavoro interiore. Questo potrebbe includere il tempo da soli nella natura o nella meditazione o altre pratiche di coltivazione interiore che ci aiutano a entrare in contatto con chi siamo veramente e con ciò che è il nostro vero lavoro sul pianeta in questa vita.

Ciò da deliberatamente più spazio al nostro processo e unendo profondamente il nostro viaggio di vita personale agli sforzi di cambiamento del sistema.

Forse il lasciarsi andare e il restare in uno spazio in cui non si conoscono le risposte o la soluzione richiede un salto di fede. Uscire senza risposte o senza un piano può essere spaventoso. Il presencing puo sembrare una perdita di tempo. Fare attenzione allo spazio e alla qualità del sentire nella sala puo’ essere visto come una perdita di tempo, in particolare se c’è un valore sproporzionato dato al mettersi in gioco, al sistemare tutti e al fare le cose. Il principio femminile si basa sul tempo e lo spazio vuoto, aperto, senza agenda. Forse questo approccio ci chiede anche di confidare nel fatto che gli esseri umani, sia individualmente che collettivamente, abbiano saggezza. In effetti, potrebbe esserci una premessa fondamentale in questo lavoro che le persone abbiano tutta la saggezza necessaria per risolvere i problemi del mondo. E il nostro interesse è quello di creare situazioni in cui questa saggezza possa emergere in modo naturale.

Saggezza è una parola un po’ altisonante, ma io uso questa parola per indicare un’intelligenza che parla per il tutto. Noi abbiamo fiducia che la saggezza arriverà, si cristallizzerà in intuizioni, innovazioni e idee fresche. L’intelligenza che non si basa su un egoico senso del sé, di piccole dimensioni, si chiama, in sanscrito, Prajnaparamita. Prajnaparamita è chiamata la madre di tutti i Buddha, di tutti gli esseri risvegliati. La saggezza che è inseparabile dalla piena apertura è il principio femminile.

L’apertura e la saggezza danno vita alla creatività — all’innovazione, a qualcosa che viene dal nulla. Ma il principio femminile può anche essere un ingannatore. La creatività non può essere programmata, controllata e fatta giocare secondo regole. Ha bisogno di un ambiente con il giusto equilibrio tra libertà e disciplina. Ha bisogno di un contenitore, di uno spazio. Ha bisogno di un’atmosfera di apertura ludica, di umorismo e di un po’ di spontaneità. La creatività, per natura, è libera.

Realizare

Il principio maschile indica come manifestarsi. Descrive i mezzi abili necessari per intraprendere un’azione compassionevole, potente e saggia. Forse può essere collegato al lato destro della U — il processo di realizzazione. Si tratta del viaggio di portare intuizioni, scintille di ispirazione e cristalli di idee nei prototipi. Qui entriamo rapidamente in azione e creiamo piccoli progetti che possono far evolvere la visione. Portiamo la nostra visione sulla terra e uniamo i semi dell’ispirazione con le pratiche sul terreno, le restrizioni, le richieste e gli ostacoli.

Riconoscere il divario tra ciò che sentiamo possibile e la realtà attuale è spesso un luogo di scoraggiamento e frustrazione. Anche in questo caso, ricordare la dolcezza del principio femminile può incoraggiarci ad alleggerire ed estendere un po’ di gentilezza a noi stessi e a coloro con cui lavoriamo. “Creare una società illuminata” o lavorare per cambiare la nostra équipe, la nostra organizzazione, la nostra comunità non è un lavoro facile. Richiede il coraggio di un lignaggio paterno, la generosità di un lignaggio materno e l’intelligenza per saperli bilanciare nelle sfide che tutti noi incontriamo. Una volta ho sentito Otto Scharmer dire: “A volte tutto ciò che sappiamo è quale direzione prendere e dove porre un piede per il passo successivo”. Sapere quale direzione prendere è il principio femminile; fare questo passo è il principio maschile. Andare avanti è sempre possibile.

Arawana Hayashi è un’insegnante di meditazione nella tradizione buddista di Shambhala, e danzatrice da tutta la vita. Dal 2004 lavora con Otto Scharmer per applicare le discipline contemplative e fisiche per realizzare un cambiamento trasformativo nelle squadre e nelle organizzazioni. È creatrice di Social Presencing Theater, una nuova sintesi tra teatro, presenza incarnata -embodied presence-, dialogo e quiete.

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Written by Marina Seghetti

Unfolding the Invisible through practice

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